domenica 28 dicembre 2014

Pignolata

La pignolata, o struffoli, è un dolce meridionale che in Calabria si consuma esclusivamente nel periodo natalizio.
Come per ogni ricetta tipica le varianti si sprecano, infatti è bene precisare che quella che andrò a pubblicare è quella che si fa a casa mia, senza alcuna pretesa di stabilire che sia la versione originale o la migliore. Di sicuro è semplice e veloce da fare, e fa subito festa.

Ingredienti:
  • 250g di farina
  • 1 uovo
  • limoncello
  • vino bianco
  • scorza di limone
  • 1 cucchiaio di zucchero
  • olio per friggere
  • miele di arancio
  • codette colorate
  • mandorle


In una ciotola mescolare assieme l'uovo, la farina, lo zucchero, un po' di limoncello e un po' di vino per ricavare un impasto asciutto ma morbido. Se l'impasto è troppo duro si può aggiungere ancora vino o dell'acqua.
Tagliare dei pezzi di impasto e ottenere delle striscioline e poi tagliare dei piccoli pezzettini come la falangetta del mignolo, come se si stessero preparando gli gnocchi.
Scaldare in una padella l'olio di semi e friggere i tocchettini di impasto.
La cottura è rapidissima e tendono a bruciare velocemente, quindi controllate la frittura.
Scolate bene su carta assorbente e fate raffreddare.
Dopodiché in una padella sciogliere due o tre cucchiai di miele di arancio e versarvi all'interno la pignolata fritta, far insaporire bene e spegnere.
Velocemente porzionarli negli stampini monoporzione e decorarli con le codette.
Se si dovessero raffreddare per via del miele sarebbe difficile fare questa operazione, quindi ripassarli sul fuoco per far sciogliere nuovamente il miele e continuare.
Mangiarli freddi!


sabato 27 dicembre 2014

Esubero di lievito madre// grissimi morbidi alle olive & chapati

Finalmente pubblico la prima ricetta fatta con Vito, il mio lievito madre.
Trattasi di una cosa semplice e che ho preparato dopo 20 giorni dalla sua nascita, e sono i grissini alle olive, tipo quelli morbidi che si trovano negli autogrill.
Io mi sono rifatta a questa ricetta e l'ho seguita pedissequamente. Il risultato, per essere la prima volta che il lievito madre veniva impiegato, è stato soddisfacente.
Il profumo era ottimo, e la consistenza croccante fuori e morbida dentro era proprio quella che speravo di ottenere.



Ho impastato 3/4 cucchiai di lievito naturale (il mio era stato rinfrescato da un giorno e l'ho usato freddo di frigo) e un paio di etti di farina, un pizzico di sale, due cucchiai di olio e acqua quanto basta ad ottenere un impasto morbido ma asciutto.
Ho messo a lievitare in un luogo tiepido, e intanto ho sminuzzato un bel po' di olive verdi.
Dopo un paio d’ore di lievitazione ho allargato delicatamente l’impasto, l' ho cosparso con le olive e l' ho reimpastato e poi l'ho messo di nuovo a lievitare.
Quando l’impasto è ben lievitato l'ho capovolto su un piano ben infarinato con semola e ho ricavato i grissini solo tagliandoli con una spatola e tirandoli leggermente con le mani. In forno per 150/20 minuti (dipende dal forno).


Un altra pratica soluzione per smaltire gli esuberi di pasta madre è fare una sorta di pane Chapati che se non vado errata è un pane indiano, simile alle piadine.
Per prepararlo occorre del lievito madre, io penso di averne usato 100g, un cucchiaio di olio, e farina quanto basta per creare un impasto sodo!
Dopodiché si ricavano dall'impasto delle palline che si stendono con mattarello e si cuociono in una padella senza olio. Io ho cotto il chapati su una piastra che ho fatto arroventare, una volta che sulla superficie dell'impasto si saranno create le bollicine allora sarà possibile girare il pane e infine gustarlo.

 
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venerdì 26 dicembre 2014

Brioche allo zucchero

Chi bazzica in rete da un po' sicuramente conoscerà il blog Anice&Cannella di Paoletta.
Le sue ricette, assieme a quelle di Adriano, costituiscono un po' un testo sacro per quel che concerne i lievitati.
Inoltre ho la fortuna di far parte del loro gruppo ed è impossibile descrivere la quantità di cose che ho imparato direttamente e indirettamente da loro.
Tra le tante ricette di Paoletta presenti sulla lista delle cose da preparare c'era da tempo le Briosci cu' zuccuru, delle brioscine sofficissime, ricoperte di zucchero che al primo morso cade tutto addosso e come se non bastasse semplicissime da fare.



Io copio ciò che Paoletta scrive sul suo blog:

"INGREDIENTI:

g 250 farina manitoba Lo Conte

g 250 farina 00

g 75 zucchero

g 5 sale

g 75 di strutto

g 20 di lievito di birra

170 ml d'acqua

170 ml di latte


PROCEDIMENTO:
 
Se si vogliono fare in giornata.

Fare un impasto con gli ingredienti indicati, lo strutto alla fine.

Porre a lievitare per un'ora e mezza in luogo tiepido, e comunque fino al raddoppio. Sgonfiare un poco l'impasto, fare le pieghe del secondo tipo e lasciar riposare circa 15/20 minuti.

Quindi formare i maritozzi a forma di treccine, senza rilavorare eccessivamente l'impasto.

Allinearli man mano distanziati sulla placca foderata di carta forno, pennellarli con una miscela di latte e acqua e lasciarli lievitare fino al raddoppio.

In estate bastano circa 40 minuti, in inverno ci vorrà anche più di un'ora.

Pennellarli di nuovo con la miscela di latte e acqua e cuocere in forno a 180/190° circa finchè non saranno belli dorati.

Non appena sfornati si spennellano di nuovo e subito si spolverano con abbondante zucchero semolato.

 
Io ho fatto così:

Ho impastato con 13 gr. di lievito, fatto lievitare 50' e messo in frigo circa 9 ore.
Al mattino ho ripreso l'impasto, l'ho lasciato a temperatura ambiente poco più di un'ora, poi ho proceduto come da ricetta. "




Io ho avuto un solo problema: evidentemente la temperatura era troppo calda e in un'ora sono lievitate eccessivamente, forse anche troppo, tanto che la forma stupenda è andata persa.. ma sul sapore non si discute. Fatele, sono buonissime.. e aggiungete un po' di scorza di limone. Il top.

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martedì 23 dicembre 2014

Torrettine capresi.. e buone feste!!

Con quale faccia tosta mi presento dopo quasi 3 settimane dall'ultima volta con una ricetta per niente ricettata e per di più estiva?
Innanzitutto facciamo un passo indietro, sono a casa mia, con un bellissimo albero dorato che mi guarda, circondata dalla mia famiglia e dedita solo al relax.



Queste ultime settimane tra studio, esami e partenza sono state un caos.
Il massimo che mi sono concessa è stato pasta e sugo e piadine, non proprio cose tali da meritare un posto nel blog, mentre ora che sono tornata a casa oltre al dolce far nulla ci sono in programma anche molte molte ricette belle e buone.

Le torrette sono una delle tante cosine-ine che ho preparato a Pisa nei giorni super pieni, amo pomodori e mozzarella, soprattutto se quest'ultima è di bufala, mi fanno sentire i sapori e vedere i colori dell'estate. Tra l'alto li ho subissati di spezie, quelle che io amo: origano, pepe e basilico.
Un tripudio di odori, colori e sapori.
Ho dato loro questa simpatica forma che a me personalmente ricordano tanti piccoli babbo natale, quindi con l'augurio che queste feste portino a tutti voi tanta felicità, con la promessa di fare cose più elaborate di una caprese, che comunque ha sempre il suo perché, e di essere più presente io vi auguro Buon Natale di cuore.
Ah, volete realmente sapere come ho preparato le torrette? :P

A presto,
Maria.

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sabato 6 dicembre 2014

Carbonara rivisitata e scomposta

 
Io normalmente non amo rivisitare i piatti, la mia cucina non è innovativa, creativa o all'avanguardia e quando mi confronto con dei classici della cucina tendo ad eseguire con reverenza e non a stravolgere. Però poi mi viene fatto presente che su Youcook c'è una gara per la quale bisogna cucinare la carbonara ovviamente più originale è tanto meglio è.
Io più che per la gara in se ho voluto partecipare proprio per sviluppare questa idea, che mi è balenata in testa con una immediatezza e una forza tale che non mi ha abbandonata e mi ha costretta nonostante sia stra-super-impegnata con gli esami imminenti a ritagliarmi un po' di tempo a sviluppare questa sorta di carbonara scomposta e rivisitata.

 
 

Concettualmente questo piatto è nato pensando alle patatine fritte che a casa mia mangiamo con l'uovo fritto e che possibilmente pucciamo all'interno del tuorlo morbido.
Così immediatamente le patatine sono diventate la tria pugliese ossia la pasta fritta che si mangia assieme alla pasta e ceci mentre l'uovo che io solitamente mescolo con i formaggi in questo caso si sono totalmente separati andando ad essere le salsine ideali per la pasta fritta.
Poi però, non avendo mai mangiato ciceri e tria e non sapendo che consistenza avesse la pasta fritta ho temuto che fosse troppo dura e secca e così ho optato per un tipo di pasta della quale ricordavo l'esistenza e che ho rivisto qui le Pincinelle, un tipo di pasta marchigiana che viene fatta con l'impasto del pane, quindi un impasto lievitato, per le quali ho utilizzato il mio licoli.
Ho infatti pensato che utilizzando un impasto lievitato, in frittura sarebbe rimasto più morbido..

Dunque, partiamo:
  • pancetta
 PER LE PINCINELLE:
  • 65gr di lievito madre idratato al 100%
  • 235gr di farina
  • 100gr di acqua
  • olio per friggere
PER IL TUORLO FRITTO:
  • 2 tuorli
  • pangrattato
  • olio per friggere
PER LA FONDUTA:
  • parmigiano qb
  • pecorino qb
  • latte qb
  • pepe nero
 
 
Per prima cosa ho preparato i tuorli, in due pirottini usa e getta di alluminio ho messo una cucchiaiata di pangrattato, ho creato una conca all'interno e vi ho adagiato molto delicatamente il tuorlo, li ho ricoperti con altro pangrattato e li ho messi in frigo per una notte. Questo ovviamente è il procedimento che lo chef Cracco ha più volte spiegato nel suo libro e non solo.

L'indomani ho preparato la pasta sciogliendo il lievito nell'acqua, aggiungendo la farina e impastando tutto per bene fino ad ottenere un impasto liscio. Ho lasciato lievitare fino al raddoppio e poi cercando di non sgonfiare molto l'impasto ho ricavato delle striscioline di pasta assottigliandole tra le mani ho fritto in abbondante olio ho scolato su carta cucina e intanto ho rosolato la pancetta a cubetti in una pentola antiaderente fino a renderla croccantissima. L'ho sollevata con una schiumarola e l'ho fatta asciugare su della carta cucina. (l'altra quella che rimane va lessata e condita normalmente)

Intanto mi sono dedicata alla fondutina scaldando il latte e aggiungendoci poi i formaggi grattugiati, ho atteso che il formaggio fondesse e il latte si ritirasse un  po', nel frattempo ho girato con la frusta, poi una volta pronta ho messo a raffreddare in una ciotolina ed ho aggiunto il pepe.
 
 
 
 
Ho iniziato a comporre il piatto mettendo ai lati del piatto la fonduta, e al centro la pasta fritta e leggermente salata, proprio all'ultimo ho delicatamente prelevato i tuorli dai pirottini e li ho fritti per pochissimi secondi fino a rendere l'esterno croccante. Ho posizionato i tuorli sulla fonduta e ho completato con la pancetta croccante.
Ah, ovviamente il tuorlo era liquido ;)
 
 
 






Se avete un account su youcook e vi  fa piacere "slurpare" la mia ricetta vi lascio il link e poi qualche altra foto del tuorlo liquido nel caso non vi sembri abbastanza liquido :D
 



 
 
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lunedì 1 dicembre 2014

Pasta "alla" silana.. salsiccia e funghi. 100% Calabria.

A volte mi capita di pensare a quali siano i piatti tipici della mia Calabria.
Abbiamo qualche dolce, qualche focaccia, ma il punto di forza della mia regione sono senza dubbio i prodotti presi singolarmente. Il cedro, il bergamotto, la 'nduja, il pesce spada, il peperoncino, le cipolle, la giardiniera, le olive ammaccate, i salumi, la salsiccia, le patate e i funghi.





La mia regione è ricca di montagne, di boschi, ma al contempo è circondata dal mare e proprio questa varietà geografica comporta anche una estrema varietà di produzione alimentare.
Bagnara ad esempio è rinomata per il pescespada, probabilmente lì si trova il pesce più fresco ad un prezzo più competitivo rispetto a qualsiasi altra parte della Calabria, Tropea è famosa per le cipolle rosse, Vibo è associata alla nduja e poi salendo più a nord troviamo l'altopiano Silano, il più esteso di Europa che oltre a regalare uno spettacolo mozzafiato di bellezza paesaggistica sia d'estate sia d'inverno, regala anche alcuni prodotti ai quali, secondo me, nessun calabrese potrebbe rinunciare.

Man mano che dal mio paese si sale, oltre ad incontrare il freddo troviamo anche ettari ed ettari di terreno dedicati alla coltivazione delle patate, in cui non è insolito individuare una decina di persone, per lo più vecchiette, piegate in due per raccogliere i frutti del loro lavoro.
Molto spesso con la mia famiglia abbiamo deciso di fare un "passeggiata" in montagna per acquistarle, e ovviamente la prima cosa che si faceva una volta tornati a casa era mettere la padella con l'olio e per friggerne un bel po'.
Ma sempre in quelle zone si trovano tanti piccoli negozietti con prodotti caseari, salumi tra cui la soppressata e le salsicce.
Le salsicce calabresi sono diverse da tutte le altre, sono rosse perché contengono all'interno una salsa a base di peperone, sono aromatizzate al finocchietto ed esistono nella variante dolce o piccante. Va da se che seppur qui in Toscana i salumi siano di un livello eccelso io non riesco a mangiare con lo stesso gusto nessun altro tipo di salsiccia che non sia quella proveniente dalla mia regione.
Come se non bastasse nella parte settentrionale della Calabria si trovano anche tanti boschi nei quali troneggiano i castagni o in cui gli esperti si dilettano nella raccolta di funghi, i porcini su tutti.

Tornando ai piatti tipici io non so se una "comune" pasta alla boscaiola, ma fatta con prodotti 100% calabresi possa essere annoverata tra i piatti tipici della mia regione, sta di fatto che è senza dubbio uno dei primi che io amo mangiare di più. E senza nulla togliere da tutte le altre versioni, questa è senza dubbio diversa da tutte le altre.

 



Per prepararla:
  • funghi porcini
  • salsiccia rossa dolce
  • aglio
  • pasta corta
  • prezzemolo
Preparare il condimento, mentre la pasta cuoce, sgranando la salciccia in una padella antiaderente. Io ho messo pochissimo olio perché la salsiccia tende a rilasciare il proprio grasso e faccio rosolare con uno spicchio d'aglio.
Intanto ho pulito i funghi e li ho tagliati a dadini, ho aggiunto alla salsiccia quasi cotta e ho fatto andare per 5/10 minuti con il coperchio.
Ho lasciato la pasta al dente e l'ho tuffata nel condimento, ho aggiunto qualche mestolo di acqua di cottura in modo che si creasse una cremina, ho terminato aggiungendo del prezzemolo tritato.


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domenica 30 novembre 2014

Simil Purea di patate e carote con... fonduta insolita al parmigiano.

L'altra sera avevo voglia di purè, quello classico di patate da accompagnare ad un secondo di carne, e soprattutto avevo voglia di farlo totalmente io il purè perché sebbene mi piaccia tantissimo lo preparo sempre molto poco e anzi mi rifugio sempre nelle bustine, che mi piacciono pure, ma quello fatto in casa è tutta un'altra storia..
 
 
 
 
Così vado verso il ripostiglio per prendere le patate e vedo che ce ne sono solo 3, ma piccole.
Ho pensato "ma dove penso di andare con 'ste 3 noci?", effettivamente un purè per 2 persone non l'avrei mai e poi mai ottenuto, così, non volendo abbandonare l''idea del purè, non desisto, vado in frigo cercando qualcosa da poter aggiungere e prendo tre carote.
Penso che sicuramente qualcosa di commestibile l'avrei ricavata, onestamente no avevo mai fatto un purè che non fosse quello di patate, e quindi ho sperimentato tutto lì per lì.
E del resto qualcosa di buono ho ottenuto.
L'ho chiamato "Simil" purea perché non l'ho fatto ben sodo come normalmente il purè è, ma gli ho dato una consistenza a metà tra la vellutata e il purè appunto. Per di più l'ho impreziosito con una fondutina di parmigiano sciuè sciuè che è stata molto apprezzata.

Dunque, in due pentolini ho messo dell'acqua e ho cotto separatamente le patate e le carote.
Queste ultime le ho scolate eliminando anche l'acqua di cottura, mentre le patate le ho sollevate con una schiumarola tenendo da parte l'acqua.
Le verdure le ho schiacciate con uno schiacciapatate ancora calde, le ho salate ho aggiunto una noce di burro, e latte quanto è bastato per ottenere la consistenza che mi piaceva. Solitamente metto il parmigiano nello stesso momento in cui aggiungo latte e burro, questa volta ho deciso di aggiungere il formaggio in maniera diversa..
 
Nell'acqua di cottura delle patate infatti (io ne avevo poca e l'ho lasciata tutta, nel caso fosse troppa usatene poca alla volta) ho aggiunto del parmigiano grattugiato e del latte, con un fuoco dolcissimo e sfruttando l'amido delle patate ho fatto addensare girando costantemente con una frusta. Le dosi non sono precise perchè sono andata ad occhio, il mio consiglio è quello di assaggiare via via per decidere se aggiungere più formaggio o più latte.

Ho servito in una ciotola mettendo metà purea sul fondo, una cucchiaiata di fondutina e ho ricoperto con la purea. Ho completato con del basilico, del pepe nero e un po' di olio.

 
 
 
 
Con questa ricetta partecipo al contest Orange is the new black

http://blog.giallozafferano.it/colkitchenphotos/orange-is-the-new-black-gli-scones-zucca/
 
 
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sabato 29 novembre 2014

Il cioccolato, a Bologna

Immagine presa da Google


Il cioccolato lo sappiamo che fa bene. Lo sappiamo dalla prima volta che l’abbiamo assaggiato. E non ci servono le dichiarazioni degli esperti e nemmeno gli eventi stellati per convincerci a mangiarlo.

A Bologna non è mai mancata la tradizione nell’arte della cioccolata. Uno dei produttori italiani storici di cioccolato artigianale, infatti, ha la sue origini proprio qui, nel capoluogo emiliano: risale addirittura al 1796 la fondazione del “Laboratorio delle Cose Dolci” di Teresa Majani, che dai pressi della Basilica di San Petronio si trasferì, nel 1830, in quello che venne battezzato proprio “Palazzo Majani”, in via dei Carbonesi. Ma – e lo racconta la stessa azienda bolognese – dove andò il signor Majani a metà del XIX secolo per procurarsi i macchinari più innovativi per la lavorazione del cioccolato? A Torino, che già da decenni vantava un ruolo di primo piano nella preparazione delle delizie a base di cacao.

E allora ispiriamoci proprio alla città piemontese, e alle sue inarrivabili creazioni a base di cioccolato e nocciole delle Langhe – gianduiotti e cremini in testa, ovviamente. Il cremino resta per me qualcosa di indissolubilmente legato all’infanzia, l’ultimo acquisto davanti alla cassa del fornaio, il premio agognato concesso dalla mamma, l’esplosione di gusto dolce, cremoso, che si spargeva in tutta la bocca e sul palato, che mi premiava se finivo tutta la merenda (a base di yogurt e frutta, “che fa bene”). E sempre nella merenda dell’infanzia, un’altra immagine possibile era, ovviamente, il pane con la Nutella. Anche se devo ammetterlo, non era la stessa cosa.

Eppure la crema al cioccolato spalmabile resta una di quelle esperienze difficili da spiegare, per quello che succede nella bocca quando ce ne infiliamo un cucchiaio – o meglio ancora, quando la lecchiamo dalle dita, nella trasgressione più bella del “non mangiare con le mani!” che ci impongono da sempre. E a proposito di crema al cioccolato, c’è da dire che oggi ce n’è davvero dei tipi più diversi. Gli appassionati certo non resteranno delusi, ad esempio, dalla produzione di Venchi, uno dei marchi storici del cioccolato torinese, che ha anche un suo presidio qui a Bologna, in via Orefici. Alcuni esempi? Crema cacao e nocciole, crema cubana al rum, crema di marrons glaces (quei marrons glaces che non possono mancare mai nelle vetrine dei caffè e delle pasticcerie storiche di Torino). Probabilmente chi non ama i marchi che si diffondono a macchia d’olio nelle città, replicando se stessi all’infinito, storcerà il naso di fronte alla Cioccogelateria Venchi, che ormai è presente in diversi centri urbani (e non solo in Italia). Ma la tradizione in questo caso, bisogna dirlo, è autentica, e il cioccolato lo sanno fare.


Pina Castaldi


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martedì 25 novembre 2014

Panpizzè o pizzarrè? // Storia di un pan carrè che si credeva una pizza.

Ma voi sapete resistere a una pizza?
Io no, l'odore mi rialza da terra di 5 cm e mi trascina fin quando non arrivo alla fonte, e lì è il paradiso.
Mi piace di tutti i tipi, anche "mal riuscita", non ci sono problemi.. me la faccio piacere.
Sia essa surgelata, bruciacchiata, cruda, poco condita o super farcita, forno a legna, croccante, morbidosa.. chissene.
E' chiaro, il top è sempre la pizza alla napoletana, che per me deve essere rigorosamente margherita, con il cornicione alto, e dalla consistenza scioglievole in bocca..  e devo dire che la Pizza con la P maiuscola la trovo spesso, ma a volte devo confrontarmi anche con pizze di serie B, C, D...Z.
E la cosa grave è che le mangio lo stesso, pur sapendo che sono una ciofeca.
Niente, non ce la posso fare, e se non ce la posso fare non ce la posso fare.



Grazie al gruppo facebook di Paoletta e Adriano sto anche imparando a fare la pizza di serie A a casa, basta stare attenti alle farine e al modo in cui la si lavora ed ecco che i forni elettrici ti producono un pizza che non ti fa rimpiangere quella fatta in pizzeria, però quando non ho tempo, o quelle rare volte che non mi va di impastare e siccome non mi va di comprare i preparati per pizza già pronti cerco di riprodurre almeno il sapore della pizza, e questa volta l'ho fatto con il pancarrè. L'idea, come molte altre del resto, me l'ha data Matteo che a casa sua li mangia spesso, e così li ho fatti anche io sotto la sua supervisione.
Non penso ci sia bisogno di presentarvi questi graziosissimi triangolini.. penso dicano tutto loro.
La ricetta è di difficoltà -1, gli ingredienti sono quasi sempre presenti in frigo, e quando all'ultimo vi viene voglia di "pizza", o quando non sapete che preparare come antipastino o aperitivo ecco qui la soluzione.

Ciò che occorre è:
  • qualche fetta di pancarrè
  • sugo
  • olive
  • mozzarella
  • parmigiano
  • origano
  • olio
  • sale
Stendete con un mattarello le fettine di pancarrè per renderle meno spesse, distribuite una cucchiaia di sugo già condito con olio sale e origano, qualche cubettino di mozzarella, una spolverata di parmigiano e un'oliva. Infornate a 180° per qualche minuto, giusto il tempo che il pane diventi leggermente croccante e la mozzarella fonda.


 
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lunedì 24 novembre 2014

Buccellati, i dolci natalizi siciliani

A Natale, nell'entroterra siciliano, è tradizione preparare questi dolcetti.
Ovviamente se ne producono in quantità industriale e si regalano ad amici e parenti, ed essendo fatti sostanzialmente di pasta frolla reggono per molto molto tempo chiusi in una scatola di latta.
 
 
 
 





Mini-strudel decisamente graziosi

Pare che io non resista un giorno senza impastare e senza cimentarmi in qualche preparazione.
Oggi tocca allo strudel..

Complice il fatto che mio fratello ne va moolto ghiotto ho deciso di prepararlo.
Ho deciso però di modificare leggermente la ricetta per ovviare a quello che, secondo me, è un difetto dello strudel e che mi desiste sempre dal mangiarlo: ovvero l'eccessivo quantitativo di ripieno rapportato invece alla pasta sfoglia.
Sarà che io sono insofferente alle mele cotte, ma quando vedo le fettone di strudel con più ripieno che altro non ce la faccio.. è più forte di me, e mi riduco sempre a mangiare il culetto del rotolo, quello in cui c'è più pasta sfoglia che farcia.
Facendo questi piccoli ministrudel trovo che le dosi siano più proporzionate e quindi anche un'allergica come me alle mele cotte può trovare piacere nel mangiare questo dolce che, diciamoci la verità, è molto buono.






Ingredienti:
  • 1 rotolo di pasta sfoglia
  • 2 mele
  • 100 gr biscotti tritati
  • pinoli, mandorle tritate qb
  • 4/5 cucchiai di zucchero
  • succo di 1 limone
  • cannella
  • 1 uovo 

domenica 23 novembre 2014

Crepes in brodo di pollo

Ho sempre avuto un brutto rapporto col brodo di pollo.
Ho ricordi di mia nonna che lo preparava spesso, con le galline che allevava lei, e nessuno poteva scampare all'odore fortissimo che emanava in cottura.
Lei e mia madre ne erano ghiottissime, salvo poi stare a digiuno per tutto il resto del giorno perché diciamoci la verità, il brodo, pur se fatto con tutti i crismi, non è per niente una cosa leggera.

Dicevo che io ho sempre respinto il brodo, non penso di averne mai mangiato più di una cucchiaiata, eppure qualche giorno fa, complice il freddo, complice il fatto che avevo due cosce di pollo che chiedevano di essere cucinate, complice anche un fidanzato che ama il brodo di pollo mi sono decisa e l'ho rifatto, a modo mio come al solito, ma l'ho fatto.

Le ho provate tutte per smorzare il sapore fortissimo della carne, ho messo dentro tanti ortaggi e soprattutto le crepes.
Il risultato mi è piaciuto un sacco, così da una correzione di una ricetta ne è nata un'altra e spero vi piaccia e non vi faccia inorridire.



Procuratevi un'oretta di tempo e soprattutto:
  • 2/3 cosce di pollo
  • 1 carota
  • sedano
  • cipolla
  • 1 patata
  • acqua
  • sale qb

Per le crepes
  • 1 uovo
  • 125di farina
  • 125 ml di latte
Ho messo in una casseruola dell'acqua, le cosce di pollo spellate, la carota, la cipolla, il sedano e una patata tagliate.
Ho fatto andare a fuoco lento per 40min eliminando con una schiumarola la schiumetta che si creava in superficie.

Nel frattempo ho preparato le crepes mettendo tutto nel bicchiere del mixer e frullando col minipimer, dopodiché ho passato al setaccio per eliminare eventuali grumi.
Ho preso un padellino antiaderente, ho messo un fiocchetto di burro ed ho aggiunto un mestolo di composto alla volta, l'ho distribuito sul padellino facendolo ruotare, poi appena i bordi si staccavano ho girato le crepes fino a farle dorare anche dall'altro lato.
Le ho fatte raffreddare in un piatto e poi le ho tagliate a striscioline.

Una volta che le verdure e il pollo si sono cotti ho filtrato l'acqua, ho passato le verdure per tritarle ed ho spolpato il pollo ed ho aggiunto tutto, al brodo filtrato.
Il brodo prima di aggiungere tutte le verdure dovrebbe essere ancora bollente, nel caso non lo fosse è preferibile scaldarlo prima e poi aggiungervi tutto. Non dovrebbe esserci bisogno di sale, né tantomeno di olio, in caso assaggiare ed aggiungerne.
Aggiungere le striscioline di crepes nel piatto e sommergerle col brodo, servire caldo.

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giovedì 20 novembre 2014

Lievito madre in coltura liquida // Vito II.. nasce, cresce, lievita..


Lievito madre creato col metodo Bonci giorno 08/11/2014. La foto è stata scattata giorno 20/11/2014.


Vito II non è il nome di un imperatore romano poco conosciuto, bensì è il mio lievito madre.
E si chiama Vito II perché qualche mese fa avevo già creato da zero il mio lievito madre ( Vito I per l'appunto) e ne parlavo brevemente qua, solo che boh..forse perché non ci credevo neanche io, forse perché non avevo dato molta importanza a questo miracolo della natura, ma non avevo fatto alcuna foto, l'ho allevato in sordina anche per qualche mese, l'ho fatto diventare un bestione in forze ed ho anche panificato, eppure nel blog solo una minima citazione e niente più.

Poi capita che le vacanze estive incombono, che in aereo non me lo fanno portare e allora che faccio?
Lo essicco come dice Adriano nel suo post? (che più che un post è un vangelo per i lievito madre addicted.. leggetelo leggetelo) Lo butto? Complice anche il fatto che due giorni prima della partenza studiavo per un esame non mi è stato possibile essiccarlo, quindi l'opzione "butta tutto" si stava facendo sempre più concreta, poi all'ultimo minuto dico "sai che faccio? lo schiaffo in una bustina e lo congelo.. tanto, perso per perso".
E così ho fatto.. al ritorno dalle vacanze però il mio Vito era più stecchito che altro così ho fatto quello che probabilmente avrei dovuto fare subito: ho cestinato tutto e via.

Devo dire che per chi panifica, si cimenta con panettoni e pandori avere il lievito madre è una soddisfazione immensa. Al di là della qualità dei prodotti, si riescono a fare cose che con il lievito di birra sarebbe impossibile, o quasi, produrre.
Per cui settimanalmente rinfrescare il lievito, portarselo in giro per casa come fosse un bebè, comprare farine su farine e dedicarsi con amore a quest'arte viene facile, e una volta dentro non si vuole più uscire.

Ma per una studentessa universitaria come me le cose si fanno più complesse.. Se giro per casa con Vito in braccio mi prendono per matta, si ok.. compro farine e lo accudisco con amore, ma poi che ci faccio? Ho un panificio sotto casa.. il panettone non lo faccio..
In soldoni per i primi mesi non mi pesava la scelta di aver silurato Vito.
Ma ora, complice anche il fatto che di meraviglie prodotte con questo lievito ne vedo a migliaia grazie ai gruppi facebook in cui sono iscritta, complice anche il fatto di aver scoperto questo blog che fa qualsiasi meraviglia possibile e immaginabile con il lievito madre... mi è di nuovo presa la manìa.

Così mi sono documentata..
E se al posto della pasta madre solida facessi il li.co.li (lievito in coltura liquida)?
E' la stessa cosa della pm solida, ci crea allo stesso modo, ma contiene semplicemente una maggiore percentuale di acqua, ciò rende il li.co.li meno incline ad inacidirsi e di conseguenza necessita di una frequenza minore di rinfreschi.. addirittura una volta ogni 30/40 giorni, inoltre si rinfresca con una forchetta o una frusta direttamente nel vasetto di vetro senza dover impastare nulla.
Capite bene che leggendo una cosa del genere io vado in brodo di giuggiole.. perché è proprio quello che fa per me che non ho la costanza di panificare, ma che quando mi prendono i 5 minuti posso disporre del lm che non necessita di un impegno settimanale costante.

Quindi mi informo bene su quale sia il metodo migliore per crearlo e trovo Serena che ha utilizzato la tecnica di Bonci e che ha addirittura aperto una pag facebook per aiutare chi decide di addentrarsi in questa avventura. Così sono partita.

NB: Per chi volesse informarsi in toto su cosa sia il li.co.li, come si gestisce, tutti i criteri igienici, ciò che attiene all'acqua o alla farina da usare, o per chi semplicemente avesse voglia di leggere l'esperienza di Serena allora il link è sopra.

Dunque,  Sabato 8 alle ore 12 ho presto un vasetto di vetro, vi ho messo dentro 50g di yogurt bianco, 50g di farina manitoba tipo 0 del molino rossetto, e 50g di acqua.

(Serena, o meglio Bonci, consiglia di usare uno yogurt biologico ma io non ne riesco a trovare nemmeno mezzo per cui ho optato per uno yogurt bianco di qualità, e in più consiglia di utilizzare una farina forte.. con una percentuale proteica di circa 12/13g altrimenti non riesce ad ottenere nulla di nulla)


Mescolo tutto con una forchetta, chiudo il vasetto e metto a riposare, coperto con un plaid perché qui fa freddo, per 48 h.



lievito madre appena creato

 
lievito madre appena creato


Dalle foto probabilmente non si capirà bene. Ciò che rileva è che la consistenza è cremosa, io in mancanza di un vasetto col tappo l'ho sigillato bene con la pellicola, ho segnato il livello sul vasetto per poterlo controllare in caso di crescita e niente.. a nanna per 48h.

Dopo 48h, Lunedì 10 alle 12 lo riprendo e noto che non c'è stata alcuna crescita, il lievito è rimasto a quel livello, però sulla superficie si notavano alcune bollicine sintomo che qualcosina si era attivato.
E' normale che dopo 48 si intraveda poco o nulla, quindi non disperate, poi ho proceduto col primo rinfresco.

"il consiglio di Bonci, è di annusare il lievitino. Se lo sentite poco acido, togliete solo la parte superficiale o nulla, se lo sentite più acido una cucchiaiata in più. Seguite la vostra sensibilità. Io ne ho tolto proprio poco, un cucchiaino in superficie." Così dice Serena.. e così ho fatto anche io.

Dopodiché ho aggiunto 50g di farina e 50g di acqua  (non si elimina nulla e si aggiungono le dosi iniziali di farina e acqua). Ho rimescolato bene tutto ed ho coperto con pellicola bucherellata o garza bagnata e strizzata. Secondo Bonci bisognava farlo riposare altre 48 h ma il mio presentava ancora evidenti bollicine che denotavano che qualcosa si era mosso,

Lievito madre dopo 7h dal primo rinfresco



 
così dopo 7h (alle 19) dal primo rinfresco Serena mi consiglia di aspettare che le bollicine scomparissero e di procedere col secondo rinfresco di Vito II, eliminandone la parte superficiale in base alla sua acidità, e di continuare con pari peso di farina e 5ml in meno di acqua (50g e 45 g), ho coperto con la garzina umida ed ho coperto con il plaid. Come spiega Serena se c'è troppa acqua il lievito pesa troppo e non ha la forza di ergersi, così diminuire l'acqua aiuta il lievito a crescere meglio.

Dopo 3h ho notato che erano di nuovo comparse le bollicine in superficie il che mi ha fatto capire che il lievito stava rispondendo bene ai rinfreschi e che era vivo.

22:00, 3 ore dopo dal 2° rinfresco, si notano delle bollicine in superficie

 
Quindi mi consulto con Serena sul gruppo che mi dice "Domattina vedi come si presenta, se ha bollicine, se ha lasciato un segno sul vaso perché è cresciuto e collassato. Poi ti regoli. Se c'è stata attività lo rinfreschi, se tutto tace aspetta le 24 ore dall'ultimo rinfresco ( quindi le 19)"

Martedì 11 verso le 10:30 lo trovo così:







con tante bollicine in superficie ma anche ai lati, e cresciuto di circa un cm rispetto al segno fatto la sera prima alle 22.
Così ho atteso che smettesse di crescere ed alle 13:00 ho proceduto al terzo rinfresco annusando, eliminando eventualmente la parte superficiale e aggiungendo pari peso di acqua e farina (50g e 50g).

Dopo 7h dal terzo rinfresco lo trovo nuovamente cresciuto di un cm e pieno di bollicine, niente di diverso rispetto al giorno prima,ma la differenza la fa la tempistica, se questa volta erano servite 7h quella precedente invece aveva impiegato tutta la notte. Ho aspettato che smettesse di crescere ed ho fatto il quarto rinfresco alle 21:30 con 100g di lievito 30 acqua e 30farina.
Ho chiesto però a Serena se fosse normale che il mio lievito crescesse si, ma poco.. e lei mi ha risposto di si, che era normale, perché ogni lievito è diverso e probabilmente il mio aveva bisogno di più tempo. Mi consigliava di diminuire ancora l'acqua e di metterlo a maturare vicino ad un cesto di frutta. Così l'indomani appena sveglia controllo Vito, sempre cresciuto e sempre bollicinoso e schiumoso in superficie, attendo che smetta di crescere e via col quinto rinfresco, elimino la cucchiaiata superficiale perché abbastanza acido e a 100g di lievito aggiungo 30g di farina e 25g di acqua, lo mescolo con un frusta per inglobare aria e lo metto a lievitare accanto alla frutta. (la differenza rispetto ai precedenti rinfreschi è che questa volta di preleva un tot di lievito e si aggiunge un precisa quantità di farina e di acqua, mentre prima non si eliminava nulla e si aggiungevano acqua e farina nella quantità iniziale usata per la prima volta.)

Trascorse 7h riscontro sempre la solita crescita ma anche un forte odore di acido, così chiedo a Serena che mi tranquillizza dicendomi che è ancora poco stabile, per questo Vito cresce poco, e che se è acido bisogna dargli sempre da mangiare e non superare mai le 8 ore di digiuno.
Così ho continuato a rinfrescarlo sempre con le stesse proporzioni anche per qualche altro giorno, i rinfreschi infatti possono essere di più o di meno rispetto a quelli che ho fatto io, l'importante è sapere che bisogna fermarsi solo quando il lievito riuscirà a triplicare il volume in poche ore, solo a questo punto lo potremo mettere in frigo. Io all'incirca ho fatto 13/15 rinfreschi mantenendo quelle proporzioni, anzi.. ho diminuito la % di acqua anche di 10g in meno fino a quando non ho visto il lievito madre triplicare in poche ore.

Così chiedo a Serena e lei mi dice di fare un rinfresco totale prima di metterlo in frigo, e che volendo era anche arrivato il momento di panificare.
Così il 17 novembre (10 giorni dopo averlo creato) ho fatto un rinfresco totale con 50g di lievito, 45 di acqua e 50 di farina. Il lievito così idratato non arriverà a triplicare, si limiterà a raddoppiare e a scoppiare di bollicine. Sebbene una volta in frigo il lievito avrebbe potuto rimanere lì tranquillo anche per qualche settimana, io l'ho ripreso l'indomani e ho fatto un altro rinfresco totale con le proporzioni scritte sopra,  e l'ho fatto più per una questione di apprensione che non altro.
Essendo un lievito madre giovanissimo temevo che qualsiasi sbalzo lo potesse portare lentamente al decesso, così ho pensato bene di sollecitarlo per vedere come si comportasse. Dopo il rinfresco ho atteso dalle 4 alle 6 ore che Vito smettesse di crescere, l'ho sgonfiato e reimpastato con una forchetta, coperto con pellicola e messo in frigo.

Ed ecco come si presenta Vito al giorno 20 novembre, dopo 2 giorni di frigo: più che raddoppiato, bollicinoso e profumatissimo.




Beh che dire, il mio Vito ormai è maturo, ha attraversato tutte le fasi necessarie e ora non mi resta che metterlo alla prova con un panificato. Nel weekend mi appropinquerò e vedrò come reagirà.
Ci tengo a ringraziare tutti i blog e i blogger dai quali ho attinto il mio sapere e che mi hanno convinta ad addentrarmi in questa avventura:  "creandosiimpara" "profumodilievito" "ipasticcidelloziopiero" "ilpastonudo" "cappuccinoecornetto" e soprattutto "golosando"

Riprendo quanto Serena scrive nel suo post per concludere:

"TABELLA RIASSUNTIVA DEI RINFRESCHI

PRIMO RINFRESCO:  aggiungi solo 20gr d'acqua e 20 gr di farina;
SECONDO RINFRESCO: aggiungi solo 20gr d'acqua e 20 gr di farina;
TERZO RINFRESCO: aggiungi solo 20gr d'acqua e 20 gr di farina;QUARTO RINFRESCO: preleva solo 100 GR DI LICOLI ed unite 30gr di farina e 30 d'acqua.QUINTO RINFRESCO: preleva solo 100 GR DI LICOLI ed unite 30gr di farina e 30 d'acqua.
SESTO RINFRESCO: preleva solo 100 GR DI LICOLI ed unite 30gr di farina e 30 d'acqua.

ULTIMO RINFRESCO: preleva solo 70 Gr di licoli 20 gr di farina e 20  d'acqua.
(la quantità di rinfreschi è indicativa, io ne ho fatti più di 6 e più si nutre il lievito e più acquisirà forza, l'importante è non far passare più di 8h tra un rinfresco e l'altro, piuttosto è preferibile a mio avviso metterlo in frigo e l'indomani fare il rinfresco) 

Prima di metterlo in frigo è consigliabile fare un rinfresco totale, cioè pari quantità di licoli, acqua e farina.
 Quando il vostro lievito sarà pronto, lo potrete mettere in frigo.

Ma come capire quando il lievito è pronto??

Senza esperienza, ho prolungato un po' i tempi di maturazione, proprio per essere sicura - amche se di fronte ad una lievitazione e fermentazione tale, non c'era da avere dubbi-.
I tempi di nascita del LICOLI  - o almeno di un lievito forte e maturo- vanno da 3 a 8 giorni. 
Nel video Bonci parla di circa 6 giorni.
Ad ogni modo, se proprio volete essere sicuri, preparate una biga con:

50 gr di lievito;
80 gr manitoba;
20-30 gr di acqua.

Se il vostro LICOLI sarà pronto, la biga triplicherà di volume in circa 8 ore. E potrete dedicarvi al vostro pane. "


E una volta creato il lievito che si fa? Come si gestisce? Io seguo questa guida, sempre di Serena.Vi spiega meglio come fare il rinfresco senza sporcare nulla, come risvegliare un lievito troppo addormentato da una lunga permanenza in frigo e soprattutto tante ricette con il li.co.li.

Con queste parole io vi saluto, ma ovviamente non mancherò di aggiornarvi visto che la mia avventura con il lievito madre è iniziata da appena 12 giorni e mi aspettano molte cose da fare.


E voi, avete mai creato il lievito madre o vi piacerebbe crearlo?
Questo post potrebbe esservi di aiuto?
Lasciate un commento e riempitemi di suggerimenti, ricette e consigli.



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martedì 18 novembre 2014

Il risotto al dado.. che fa passare il raffreddore

Qualche giorno fa sono stata assalita dall'influenza.
In realtà è anche tardata ad arrivare, perché considerato il fatto che sono più delicata del cristallo quando si parla di possibili raffreddori e che qui il tempo è ballerino devo ringraziare che il raffreddore sia arrivato solo ora e che se ne sia già andato, perché conoscendomi sarebbe potuta andare molto peggio.
Senza entrare nel dettaglio della mia influenza c'è da dire che ho avuto più giorni per rimanere a casa e per coccolarmi col cibo, senza ingurgitare schifezze, né cose pesanti, e preferendo di contro cose genuine e CALDE.
Si perché il filo conduttore della mia influenza è stato il mal di gola che non mi ha abbandonato senza farmi penare, e quindi ho cercato di contrastarlo con tutto ciò che mi potesse ustionare la lingua ma dare un beneficio alla gola infiammata.
In teoria quando ho deciso di fare il risotto doveva essere una cosa pura e semplice, senza niente.. invece poi l'ho arricchito ed ne ho fatto un risotto sorprendente (nel senso che non mi aspettavo che nonostante la semplicità potesse essere così buono).
Dal colore dorato e dal sapore delicato ma saporito, proprio come piace a me.




 


Servono pochissime cose:

In una pentola fate scaldare dell'acqua nella quale far sciogliere il dado vegetale Bauer.
Ne consiglio l'utilizzo in quanto è di altissima qualità, ed essendo un risotto a base di dado è bene che l'ingrediente principale sia all'altezza. Questo dado lo è perché il suo sapore è ricco ma non artificioso, è saporito ma non fastidiosamente salato, e inoltre arricchisce anche visivamente il risotto in quanto gli conferisce un colore pastello veramente particolare.
Tagliare la cipolla a dadini e in una pentola farla rosolare con il burro.
Aggiungere un cucchiaio di brodo affinché diventi trasparente e una volta evaporato mettervi il riso a tostare per 1/2 minuti.
Aggiungere ancora brodo e mescolare costantemente per far si che il riso rilasci l'amido. Continuare fino a quando il riso sarà cotto.
Lasciarlo particolarmente all'onda.
E' possibile mettere il parmigiano o il burro in mantecatura, ovviamente fuori dal fuoco, ma io ho omesso questo passaggio in quanto convalescente.. e poi perché non volevo che il sapore del dado fosse coperto.
Quindi io ho semplicemente completato con del parmigiano tagliato a scaglie e un giro d'olio.
Semplice, ma ottimo.

 



 
 

domenica 16 novembre 2014

Bocconcini di pollo caramellati

Ultimamente ho un brutto rapporto col pollo.. sará che ne mangio troppo, ma sto diventando insofferente al suo sapore e al suo odore, per cui o lo concio in altri modi oppure non lo mangio proprio.
Arriverò a non volerlo più neanche sentire nominare, ma recentemente ho provato la prima soluzione per riuscire a mangiarlo: l'ho trasformato.



 Ho cambiato marinatura. Il risultato è stato un pollo speziato e caramellato, anche un pò dolce, ma che non dava affatto fastidio anzi, mi ha fatto apprezzare molto quello che stavo mangiando. Per la marinata ho preso spunto da quella che recentemente Simone Rugiati ha mostrato a Cuochi e Fiamme e come al solito l'ho personalizzata.
Ho usato 4 sovraccosce le ho spolpate bene non lasciando neanche un pezzetto di carne all'osso e dalla polpa ho ricavato dei bocconcini. Ho preparato la marinatura con un limone spremuto, una cucchiaiata di senape, una di miele, della paprika, del curry e del rosmarino. Ho versato il pollo all'interno della marinata ed ho lasciato riposare per una mezz'oretta. Trascorso questo tempo ho riscaldato una padella senza olio e vi ho versato all'interno il pollo e la marinata. Ho lasciato cuocere a fuoco vivo fin quando il sughetto non si è ristretto e i bocconcini non si sono cotti. Ho terminato la cottura aggiungendo del sale e una manciata di farina di polenta che ha assorbito la marinata ed ha reso croccantissimo il pollo. Ho fatto saltare due minuti ed ho servito con della verdura.

sabato 15 novembre 2014

Patatine "fritte"... al forno.




Sapete che io amo le patatine fritte?? Vabbè...chi non le ama?!
Si ok, ma io proprio visceralmente, non mi stancherei mai di mangiarle.. le vorrei tutti i giorni e ad ogni ora, con tanto ketchup per essere la persona piu felice.
Però non si può...purtroppo.
Inoltre non mi piace friggere, la mia è una piccola casa di studenti che condivido con altri colleghi, e la puzza di fritto che si propaga nelle stanze non è la cosa migliore del mondo, perciò io quando ne ho voglia ripiego o su quelle surgelate da cuocere in forno.. (che però non sono la stessa cosa) oppure le faccio io, sempre al forno ma in modo tale che vengano simili alle originali. È una tecnica che ho scoperto visitando il blog di Elena ed è semplicissima.

Ciò che occorre sono delle patate e dell'olio, e una teglia da forno antiaderente.
Sbucciate e tagliate le patate come meglio le preferite. Io a rondelle sottili perchè le amo molto di piu, ma ho provato anche a farle a bastoncini. La cosa importante è la dimensione. Cercate di fare un taglio uniforme e non troppo grande.
Dopo averle tagliate mettete le patate in una ciotola con acqua fredda, lasciatele per qualche minuto e risciacquate fin quando l'acqua non sará chiara. In questo modo le patate perderanno l'amido e ciò permetterá loro di rimanere ben staccate l'un l'altra e poi di rimanere croccanti.
(In questo caso molta differenza fa la scelta delle patate. Qua in Toscana devo dire che non sono messi molto bene.. le patate sono abbastanza dolci e molto piu acquose, ma probabilmente la colpa è mia che sono cresciuta con le patate della Sila, che a mio avviso dovrebbero essere considerate patrimonio dell'unesco. Ma questa è un'altra storia.)

Dicevamo.. dopo aver messo a bagno le patate asciugatele su un  panno o sullo scottex.
Prendete la teglia, mettete un goccino d'olio d'oliva in una tazzina e con un pellello spennellate leggermente il fondo della teglia. A questo punto disporre le patate ben allineate e non sovrapposte, spennellate con un altro velo invisibile di olio e mettetele in forno a 200º fin quando non saranno diventate ben dorate e croccanti.

mercoledì 12 novembre 2014

Tortino di spinaci // alias come far mangiare gli spinaci ai bambini

Questo tortino è il mio migliore amico nei momenti in cui mi voglio disintossicare dalla carne e ho voglia di verdure.
Ma non le solite lesse o ripassate, così cerco sempre di prepararle in modo alternativo e soprattutto gustoso, perchè si può mangiare la verdura con piacere e prendendoci gusto, e secondo me questo tortino lo dimostra. La ricetta non è mia, anzi.. fino ad un paio di anni fa neanche la conoscevo.
E' una delle tantissime golosità che ho mangiato in Sicilia, cucinata dalla mamma del mio boy. Onestamente non mi esce mai buono come quello che mangio lì, ma mi impegno sempre e prima o poi ce la farò.
Scommessa fatta, ora provatelo e fatemi sapere.



Ingredienti:

  • .1kg di spinaci
  • 500 gr di besciamella
  • parmigiano
  • 2 uova
  • pangrattato
  • burro
  • provola
Lessate gli spinaci e fateli raffreddare in uno scolapasta.
Preparate la besciamella e sporcateci una teglia con un paio di cucchiaiate.
Quando gli spinaci saranno freddi strizzateli e tritateli.
In una ciotola aggiungete la besciamella e le uova, mescolatele assieme, salate e aggiungete il parmigiano.
Aggiungete gli spinaci e versate tutto nella ciotola. Sulla superficie spargete un pò provola, poi del pangrattato e del parmigiano. Infine qualche fiocchetto di burro.
Infornate a 200° per 20minuti.

martedì 11 novembre 2014

I Dorayaki // i dolcetti di Doraemon

Se non siete stati in Giappone o se non siete appassionati di Doraemon, anime giapponese, allora immagino che la vostra reazione nel leggere il titolo sia simile a "Ahhh, i dora.. chè?"
E va bene, infatti i Dorayaki sono dei dolcini giapponesi, simili ai pancakes che generalmente vengono consumati con una marmellata di fagioli rossi.


Pare che chi sia andato in Giappone e abbia gustato gli originali li abbia realmente apprezzati, ovviamente i fagioli Azuki non sono facilmente reperibili qui di conseguenza l'Anko (la marmellata) non l'ho potuta preparare e ho dovuto P U R T R O P P O ripiegare sulla nutella.
Tornando a Doraemon, questi dolcini sono i suoi preferiti, non a caso se si cerca su Google Dorayaki usciranno tante foto del gattone robot che ne fa incetta.


 
 

Io sul web li avevo visti tante volte, in primis preparati da Misya, e poi ieri visitando il blog di Paola mi sono ricomparsi e non ci ho pensato due volte.
Prima di cenare ho preparato l'impasto e poi dopo cena li ho fatti e gustati. Si preparano velocissimamente, io ho fatto la versione di Misya ma ho dimezzato la dose e mi sono usciti 8 dischetti, quindi 4 dorayaki.
  • 1 uovo
  • 50g di farina
  • 25g di zucchero
  • 1 cucchiaino di miele
  • 1 cucchiaio di acqua
  • 1 cucchiaino di lievito per dolci
  • nutella
In una ciotola ho sbattuto con una frusta l'uovo con lo zucchero, ho aggiunto la farina e ho mescolato creando una pastella abbastanza soda. Intanto in un bicchiere di plastica ho sciolto il lievito nell'acqua, ho aggiunto alla pastella il miele e poi l'acqua col lievito.
Ho mescolato tutto bene e ho lasciato riposare mezz'ora.
In una padella antiaderente leggermente unta di burro ho iniziato a cuocere i dorayaki.
Ho preso una cucchiaia di impasto e l'ho fatto cadere sulla padella cercando di dar loro una forma tonda. Non spandete il composto, si farà da solo. Quando si creeranno le bollicine con una spatoline girare e far dorare anche dall'altra parte.
Ripetere l'operazione fino ad esaurimento del composto.
Una volta finiti tutti i dorayaki, li ho farciti con della nutella e li ho chiusi a mo' di panino.

Focaccia dolce

Se mi seguite saprete che io non amo i dolci, ma che quando ne trovo uno che mi convince allora potrei mangiarne a quintali.
Inoltre io amo tutto ciò che è lievitato ed ecco qua che un giorno a "i menu di benedetta" vedo questa focaccia dolce, una focaccia a tutti gli effetti salata con tanto di salamoia seguendo la scuola ligure però ricoperta con dello zucchero semolato, che in cottura si scioglie e caramella la superficie, e che al gusto non tende ad essere stucchevole, ma anzi crea un piacevolissimo contrasto dolce salato..
Vabbè.. a me è venuta l'acquolina in bocca..





Io ho dimezzato tutte le dosi che ho scritto giù,di conseguenza i tempi di lievitazione sono aumentati, ed ho fatto un giro di pieghe prima di stendere come quelle che Paoletta spiega qui:





Ingredienti:
Per la Pasta

  • ½ cubetto di lievito 
  • 500 gr di farina 
  • zucchero qb 
  • ½ bicchiere di latte 
  • acqua qb 
  • sale 

Per la Copertura

  • ½ bicchiere di olio 
  • ½ bicchiere di acqua 
  • 100 gr di zucchero

Sciogliere il lievito nel latte, creare una fossetta tra la farina e aggiungerlo. Iniziare ad impastare e aggiungere tanta acqua quanto ne serve per creare un impasto morbido ma asciutto. Prima di ottenere un impasto liscio aggiungere il sale.
Far lievitare coperto per almeno un ora, fare un giro di pieghe e far risposare per mezz'ora poi stendere l'impasto su una placca con carta forno.
Bagnare la pasta con olio e acqua, schiacciando bene con le dita.
Spolverizzare con lo zucchero e infornare a 250 gradi per 15 minuti.