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Il cioccolato lo sappiamo che fa bene. Lo sappiamo dalla prima volta che l’abbiamo assaggiato. E non ci servono le dichiarazioni degli esperti e nemmeno gli eventi stellati per convincerci a mangiarlo.
A Bologna non è mai mancata la
tradizione nell’arte della cioccolata. Uno dei produttori italiani storici di
cioccolato artigianale, infatti, ha la sue origini proprio qui, nel capoluogo
emiliano: risale addirittura al 1796 la fondazione del “Laboratorio delle Cose
Dolci” di Teresa Majani, che dai pressi della Basilica di San Petronio si
trasferì, nel 1830, in quello che venne battezzato proprio “Palazzo Majani”, in
via dei Carbonesi. Ma – e lo racconta la stessa azienda bolognese – dove andò
il signor Majani a metà del XIX secolo per procurarsi i macchinari più
innovativi per la lavorazione del cioccolato? A Torino, che già da decenni
vantava un ruolo di primo piano nella preparazione delle delizie a base di
cacao.
E allora ispiriamoci proprio
alla città piemontese, e alle sue inarrivabili creazioni a base di cioccolato e
nocciole delle Langhe – gianduiotti e
cremini in testa, ovviamente. Il cremino resta per me qualcosa di
indissolubilmente legato all’infanzia, l’ultimo acquisto davanti alla cassa del
fornaio, il premio agognato concesso dalla mamma, l’esplosione di gusto dolce,
cremoso, che si spargeva in tutta la bocca e sul palato, che mi premiava se
finivo tutta la merenda (a base di yogurt e frutta, “che fa bene”). E sempre nella
merenda dell’infanzia, un’altra immagine possibile era, ovviamente, il pane con
la Nutella. Anche se devo ammetterlo, non era la stessa cosa.
Eppure la crema al cioccolato
spalmabile resta una di quelle esperienze difficili da spiegare, per quello che
succede nella bocca quando ce ne infiliamo un cucchiaio – o meglio ancora,
quando la lecchiamo dalle dita, nella trasgressione più bella del “non mangiare
con le mani!” che ci impongono da sempre. E a proposito di crema al cioccolato,
c’è da dire che oggi ce n’è davvero dei tipi più diversi. Gli appassionati
certo non resteranno delusi, ad esempio, dalla produzione di Venchi,
uno dei marchi storici del cioccolato torinese, che ha anche un suo presidio
qui a Bologna, in via Orefici. Alcuni esempi? Crema cacao e nocciole, crema
cubana al rum, crema di marrons glaces (quei marrons glaces che non possono
mancare mai nelle vetrine dei caffè e delle pasticcerie storiche di Torino).
Probabilmente chi non ama i marchi che si diffondono a macchia d’olio nelle
città, replicando se stessi all’infinito, storcerà il naso di fronte alla
Cioccogelateria Venchi, che ormai è presente in diversi centri urbani (e non
solo in Italia). Ma la tradizione in questo caso, bisogna dirlo, è autentica, e
il cioccolato lo sanno fare.
Pina Castaldi
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